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63 Licinio

Dinastia Costantiniana (306-363)

 

Licìnio (308-324), (lat. Valerius Licinianus Licinius). - Imperatore romano (250 circa - 325). Di umili origini fu nominato augusto nel 308 grazie all'amicizia con Galerio; per ottenere il dominio su tutta la parte orientale dell'impero combatté contro l'altro augusto Massimino Daia e si alleò (312) con Costantino, con il quale però, divenuto unico signore dell'Oriente, entrò successivamente in contrasto (314); dopo una tregua di qualche anno le ostilità ripresero (324), L. fu sconfitto e in seguito ucciso. 

VITA E ATTIVITÀ

Nacque nella provincia della Nuova Dacia da una modesta famiglia di agricoltori. Entrò in amicizia con Galerio, partecipò alla guerra contro i Persiani e alla campagna contro Massenzio in Italia. Nel 308 fu nominato Augusto. L. fu il coaudiutore di Galerio nelle province orientali e alla morte di questo, accordatosi con Massimino Daia, governò la penisola balcanica. Poi, aspirando a tutto l'Oriente, si alleò con Costantino, di cui nel 313 sposò la sorella Costanza, contro Massimino. Frutto dell'accordo fu altresì la promulgazione a Milano (313) del celebre editto di tolleranza verso i cristiani. Sconfisse Massimino presso Adrianopoli, e, morto Massimino, fu a capo di tutto l'Oriente. Ben presto venne a conflitto con Costantino, e fu sconfitto a Cibale in Pannonia (8 ott. 314). Ritiratosi in Tracia, dichiarò decaduto l'imperatore Costantino e dette il titolo di Augusto a G. Aurelio Valente. Dopo la battaglia di Campo Mardiense dovette accordarsi nuovamente con Costantino e cedergli la Pannonia e la Macedonia, mentre Valente fu destituito e ucciso. A dare prova della restaurata unità dell'Impero, Costantino e L. furono eletti insieme consoli (315). Il figlio di L., Liciniano, ebbe, come i due figli di Costantino, Crispo e Costantino, il titolo di Cesare. L. esercitò contro i cristiani, specialmente dopo il 320, un'azione sempre più ostile. Nel 324 fu di nuovo in lotta con Costantino; sconfitto ad Adrianopoli (3 luglio) e a Crisopoli (18 sett.), fu costretto ad arrendersi e confinato a Tessalonica. Accordatosi poi con i Goti ai danni di Costantino, fu da questo fatto decapitare.